Disturbo ossessivo compulsivo
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni: le ossessioni consistono in idee, pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e/o persistenti che insorgono improvvisamente nella mente del soggetto e che vengono percepiti come intrusivi, fastidiosi e privi di senso. Le compulsioni sono definite come atti mentali (es. contare, pregare, ripetere parole) o comportamentali (es. controllare, pulire, ordinare) ripetitivi, messi in atto in risposta ad un’ossessione secondo regole precise, allo scopo di neutralizzare e/o prevenire un disagio e una situazione temuta.
A differenza di altri disturbi psicologici, sostanzialmente omogenei, il DOC nella pratica clinica si presenta con sintomi e fenomeni diversi.
Esempi di ossessioni sono pensieri del tipo: “se tocco la porta del bagno della discoteca potrei infettarmi con il virus Hiv”; “non devo pensare il nome delle persone a cui voglio bene in ospedale, altrimenti potrebbero ammalarsi davvero”; “tutto deve essere sempre perfettamente in ordine, altrimenti potrebbe capitare qualcosa di brutto alla mia famiglia”. A ossessioni di questo tipo seguono condotte compulsive tese a prevenire la minaccia paventata, come ad esempio: evitare di toccare o anche solo avvicinarsi a tutte le porte delle discoteche, o addirittura a tutte le porte o tutti i locali pubblici; monitoraggio continuo dei propri pensieri e ripetizione di preghiere tese ad annullare eventuali “pensieri sbagliati”; ancora: azioni tese a evitare di mettere o lasciare oggetti “fuori posto”, controlli che tutti gli oggetti siano sistemati secondo il proprio criterio di ordine.
I pensieri e le azioni delle persone che soffrono di DOC possono apparire bizzarri, irrazionali, esagerati o insensati; questo non significa che si tratta di un disturbo del pensiero o che gli ossessivi ragionano meno bene delle altre persone. Chi soffre del disturbo generalmente si rende conto del fatto che le proprie preoccupazioni e condotte sono esagerate o insensate ma questa consapevolezza, non aiuta a modificare il comportamento ma, piuttosto, alimenta l’autocritica e la sofferenza (frasi frequenti sono “Non capisco perché mi comporto in questo modo”; “Forse sto diventando matto!”; “Se le persone sapessero che ho questi pensieri mi prenderebbero per pazzo!”).
Il disturbo si manifesta generalmente nella prima giovinezza (il massimo dell’incidenza si ha tra i 15 e 25 anni), con una prevalenza lifetime che oscilla intorno 2-2,5% nella popolazione generale. Il decorso raramente è episodico; è, invece, un disturbo che tende a cronicizzare, anche se con fasi fluttuanti di miglioramento e di peggioramento, e a diventare invalidante; in una percentuale tra il 5 e il 10% il decorso è ingravescente.
Sottotipi:
Ossessioni e Checking
Si tratta di ossessioni e compulsioni che implicano timori ricorrenti e controlli protratti e ripetuti correlati al dubbio di aver dimenticato qualcosa o di aver fatto un errore o danneggiato qualcosa o qualcuno inavvertitamente. Il timore è che una propria azione o omissione possa essere causa di disgrazie. Controlli tipici riguardano l’aver chiuso la porta di casa, il gas o l’acqua; di aver contato bene i soldi o non aver scritto parole blasfeme.
Pulizia e lavaggi
Ossessioni e compulsioni connesse al rischio di contagi o contaminazioni. Le persone che ne soffrono sono tormentate dall'insistente preoccupazione che loro stessi o un familiare possa ammalarsi entrando in contatto con qualche invisibile germe o sostanza tossica. Agenti “contaminanti” comprendono sostanze come urine, sangue, sudore, saponi, solventi e, per generalizzazione, tutti gli oggetti o persone potenzialmente veicolo di queste sostanze. Il contatto con la sostanza temuta è seguita da rituali tesi a neutralizzare la contaminazione, ovvero rituali di lavaggio (es. lavaggio ripetuto delle mani, dei vestiti o di oggetti personali).
Accumulo
È un tipo di sintomo piuttosto raro che consiste in condotte di accumulo e conservazione di oggetti, anche insignificanti e deperibili (es. giornali, pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote) giustificate dal soggetto con il timore di gettare via qualcosa che “un giorno o l'altro potrebbe servire”. Le condotte di accumulo non sono generalmente accompagnate da ossessioni. Lo spazio occupato dalle “collezioni” può arrivare a occupare gran parte dello spazio in casa. Questi soggetti sono generalmente poco critici riguardo ai loro rituali.
Simmetria e Ordine
Si tratta di sintomi correlati a un’intolleranza alla percezione che gli oggetti siano posti in modo disordinato o asimmetrico. Libri, fogli, penne, asciugamani, videocassette, abiti, piatti, devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati secondo una precisa logica (es. dimensione, colore). Quando il soggetto percepisce asimmetria o disordine si impegna anche per molte ore a riordinare questi oggetti, fino a “sentirli a posto”. Le ossessioni di ordine e simmetria possono riguardare anche il proprio corpo (es. pettinatura dei capelli, abiti).
A differenza di altri disturbi psicologici, sostanzialmente omogenei, il DOC nella pratica clinica si presenta con sintomi e fenomeni diversi.
Esempi di ossessioni sono pensieri del tipo: “se tocco la porta del bagno della discoteca potrei infettarmi con il virus Hiv”; “non devo pensare il nome delle persone a cui voglio bene in ospedale, altrimenti potrebbero ammalarsi davvero”; “tutto deve essere sempre perfettamente in ordine, altrimenti potrebbe capitare qualcosa di brutto alla mia famiglia”. A ossessioni di questo tipo seguono condotte compulsive tese a prevenire la minaccia paventata, come ad esempio: evitare di toccare o anche solo avvicinarsi a tutte le porte delle discoteche, o addirittura a tutte le porte o tutti i locali pubblici; monitoraggio continuo dei propri pensieri e ripetizione di preghiere tese ad annullare eventuali “pensieri sbagliati”; ancora: azioni tese a evitare di mettere o lasciare oggetti “fuori posto”, controlli che tutti gli oggetti siano sistemati secondo il proprio criterio di ordine.
I pensieri e le azioni delle persone che soffrono di DOC possono apparire bizzarri, irrazionali, esagerati o insensati; questo non significa che si tratta di un disturbo del pensiero o che gli ossessivi ragionano meno bene delle altre persone. Chi soffre del disturbo generalmente si rende conto del fatto che le proprie preoccupazioni e condotte sono esagerate o insensate ma questa consapevolezza, non aiuta a modificare il comportamento ma, piuttosto, alimenta l’autocritica e la sofferenza (frasi frequenti sono “Non capisco perché mi comporto in questo modo”; “Forse sto diventando matto!”; “Se le persone sapessero che ho questi pensieri mi prenderebbero per pazzo!”).
Il disturbo si manifesta generalmente nella prima giovinezza (il massimo dell’incidenza si ha tra i 15 e 25 anni), con una prevalenza lifetime che oscilla intorno 2-2,5% nella popolazione generale. Il decorso raramente è episodico; è, invece, un disturbo che tende a cronicizzare, anche se con fasi fluttuanti di miglioramento e di peggioramento, e a diventare invalidante; in una percentuale tra il 5 e il 10% il decorso è ingravescente.
Sottotipi:
Ossessioni e Checking
Si tratta di ossessioni e compulsioni che implicano timori ricorrenti e controlli protratti e ripetuti correlati al dubbio di aver dimenticato qualcosa o di aver fatto un errore o danneggiato qualcosa o qualcuno inavvertitamente. Il timore è che una propria azione o omissione possa essere causa di disgrazie. Controlli tipici riguardano l’aver chiuso la porta di casa, il gas o l’acqua; di aver contato bene i soldi o non aver scritto parole blasfeme.
Pulizia e lavaggi
Ossessioni e compulsioni connesse al rischio di contagi o contaminazioni. Le persone che ne soffrono sono tormentate dall'insistente preoccupazione che loro stessi o un familiare possa ammalarsi entrando in contatto con qualche invisibile germe o sostanza tossica. Agenti “contaminanti” comprendono sostanze come urine, sangue, sudore, saponi, solventi e, per generalizzazione, tutti gli oggetti o persone potenzialmente veicolo di queste sostanze. Il contatto con la sostanza temuta è seguita da rituali tesi a neutralizzare la contaminazione, ovvero rituali di lavaggio (es. lavaggio ripetuto delle mani, dei vestiti o di oggetti personali).
Accumulo
È un tipo di sintomo piuttosto raro che consiste in condotte di accumulo e conservazione di oggetti, anche insignificanti e deperibili (es. giornali, pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote) giustificate dal soggetto con il timore di gettare via qualcosa che “un giorno o l'altro potrebbe servire”. Le condotte di accumulo non sono generalmente accompagnate da ossessioni. Lo spazio occupato dalle “collezioni” può arrivare a occupare gran parte dello spazio in casa. Questi soggetti sono generalmente poco critici riguardo ai loro rituali.
Simmetria e Ordine
Si tratta di sintomi correlati a un’intolleranza alla percezione che gli oggetti siano posti in modo disordinato o asimmetrico. Libri, fogli, penne, asciugamani, videocassette, abiti, piatti, devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati secondo una precisa logica (es. dimensione, colore). Quando il soggetto percepisce asimmetria o disordine si impegna anche per molte ore a riordinare questi oggetti, fino a “sentirli a posto”. Le ossessioni di ordine e simmetria possono riguardare anche il proprio corpo (es. pettinatura dei capelli, abiti).
Il trattamento cognitivo comportamentale
La psicoterapia cognitivo comportamentale è basata su una serie di tecniche e procedure tese a ridurre la quantità e frequenza dei sintomi, ad aumentare la motivazione e la collaborazione al terapia e a rendere il soggetto meno vulnerabile ai temi e ai meccanismi cognitivi che hanno contribuito alla genesi e al mantenimento del disturbo.
Tra le tecniche elettive nel trattamento c’è l’esposizione con prevenzione della risposta. L’esposizione (nelle sue diverse varianti: esposizione graduale o prolungata; per immagini o in vivo) consiste nel mettere il soggetto in contatto con uno stimolo o situazione che elicita disagio per un lasso di tempo maggiore a quello che il soggetto normalmente tollera. La sperimentazione dell’ansia, o disagio, è negli obiettivi della tecnica, quindi viene facilitata dallo psico terapeuta (al contrario per esempio di quello che avviene nella desensibilizzazione). La prevenzione della risposta consiste nel bloccare l’emissione dei comportamenti sintomatici (normalmente messi in atto dal paziente) dopo il contatto con la situazione ansiogena. Il comportamento deve essere bloccato per un tempo maggiore rispetto quello in cui il paziente è “naturalmente” capace di procastinare la risposta. Attraverso le tecniche e procedure tipiche della terapia cognitiva si interviene sui temi di vulnerabilità del paziente, alla base dello sviluppo del disturbo, e sulla stabilizzazione dei risultati ottenuti con l’esposizione. La coniugazione di interventi cognitivi e esposizione aumenta la collaborazione al trattamento, la stabilità del cambiamento ottenuto e il tasso di miglioramento.
Tra le tecniche elettive nel trattamento c’è l’esposizione con prevenzione della risposta. L’esposizione (nelle sue diverse varianti: esposizione graduale o prolungata; per immagini o in vivo) consiste nel mettere il soggetto in contatto con uno stimolo o situazione che elicita disagio per un lasso di tempo maggiore a quello che il soggetto normalmente tollera. La sperimentazione dell’ansia, o disagio, è negli obiettivi della tecnica, quindi viene facilitata dallo psico terapeuta (al contrario per esempio di quello che avviene nella desensibilizzazione). La prevenzione della risposta consiste nel bloccare l’emissione dei comportamenti sintomatici (normalmente messi in atto dal paziente) dopo il contatto con la situazione ansiogena. Il comportamento deve essere bloccato per un tempo maggiore rispetto quello in cui il paziente è “naturalmente” capace di procastinare la risposta. Attraverso le tecniche e procedure tipiche della terapia cognitiva si interviene sui temi di vulnerabilità del paziente, alla base dello sviluppo del disturbo, e sulla stabilizzazione dei risultati ottenuti con l’esposizione. La coniugazione di interventi cognitivi e esposizione aumenta la collaborazione al trattamento, la stabilità del cambiamento ottenuto e il tasso di miglioramento.