Balbuzie
La balbuzie è un disturbo caratterizzato da una compromissione del normale fluire e della cadenza del discorso, che risultano inadeguate rispetto all'età della persona.
Nella popolazione generale la balbuzie risulta essere presente in una percentuale pari all'1%. Tende ad essere più frequente nei bambini piccoli e a risolversi spontaneamente con il progredire dell'età. Risulta essere più frequente nei maschi che nelle femmine. La balbuzie compare solitamente prima dei 12 anni e frequentemente l'età di insorgenza è tra i 18 mesi ed i 9 anni.
Generalmente l'esordio non è improvviso, ma evolve gradualmente manifestandosi all'inizio sotto forma di una difficoltà saltuaria, che via via tende a manifestarsi sempre più frequentemente, tanto da non lasciare quasi intervalli di eloquio normale, per poi andare e venire, in genere, in risposta a situazioni specifiche.
Di solito risulta difficile distinguere la balbuzie in fase iniziale da una normale mancanza di fluenza del discorso che possono presentare alcuni bambini, soprattutto in età prescolare. La differenza tra le due condizioni è data dal fatto che nella balbuzie sono presenti molte più difficoltà nella fluenza del discorso rispetto ad un bambino che non presenta tale disturbo; i bambini con balbuzie, inoltre, sono spesso tesi e a disagio quando parlano, a differenza di quanto accade ai bambini che non hanno ancora maturato un linguaggio fluente, i quali, nonostante le difficoltà, sembrano essere a proprio agio.
La balbuzie è caratterizzata dalla presenza di uno o più dei seguenti sintomi:
I sintomi della balbuzie sono spesso accompagnati da timore e ansia anticipatoria per specifici suoni e parole ritenuteproblematiche. Ne consegue la tendenza del bambino balbuziente ad eliminare queste stesse parole dal suo vocabolario e/o a evitare situazioni in cui sarebbe necessario parlare, al fine evitare l'imbarazzo che ne deriverebbe.
Tra le possibili cause della balbuzie vi sono: situazioni stressanti, anche se non esistono prove del fatto che essa sia realmente causata da ansia, problemi di natura organica e errati processi di apprendimento.
Quando la balbuzie è grave, il bambino può presentare delle difficoltà sociali, soprattutto a causa di possibili provocazioni da parte dei coetanei e della tendenza del soggetto ad evitare di parlare con loro.
Nell'adulto, invece, la balbuzie può comportare delle limitazioni nella scelta del lavoro e nella carriera.
Questo disturbo può generare anche stati di frustrazione, ansia e depressione.
Trattamento
I bambini che presentano un problema di balbuzie di solito necessitano di un trattamento logopedico che comprende l'uso di tecniche di respirazione e di rilassamento; attraverso alcuni esercizi il bambino impara, ad esempio, a rallentare la velocità dell'eloquio e a modulare il volume della voce.
La psicoterapia cognitivo comportamentale è una delle forme d'intevento che possono essere utilizzate per la cura di questo disturbo. I programmi di psicoterapia cognitivo comportamentale sono volti a trattare i problemi di natura emotiva e comportamentale, con particolare attenzione al miglioramento dell'immagine che il bambino ha di sé finalizzato all'incremento dell'autostima, al trattamento degli stati di ansia e di depressione associati alla balbuzie, al potenziamento delle abilità sociali e alla gestione dell'isolamento sociale.
L'approccio più strettamente comportamentale, inoltre, considera la balbuzie come un comportamento che si può modificare agendo sui vissuti disfunzionali che sono associati a questo tipo di disturbo e sui comportamenti poco utili che il soggetto tende a mettere in atto quando il balbettio si presenta.
L'approccio cognitivo comportamentale prevede, se necessario un intervento di parent training: colloqui di sostegno per i genitori finalizzati alla comprensione del funzionamento del disturbo e alla riduzione delle tensioni familiari, in modo da evitare che ne venga colpevolizzato il bambino, e all'apprendimento di strategie relazionali utili al processo di cura.
Nella popolazione generale la balbuzie risulta essere presente in una percentuale pari all'1%. Tende ad essere più frequente nei bambini piccoli e a risolversi spontaneamente con il progredire dell'età. Risulta essere più frequente nei maschi che nelle femmine. La balbuzie compare solitamente prima dei 12 anni e frequentemente l'età di insorgenza è tra i 18 mesi ed i 9 anni.
Generalmente l'esordio non è improvviso, ma evolve gradualmente manifestandosi all'inizio sotto forma di una difficoltà saltuaria, che via via tende a manifestarsi sempre più frequentemente, tanto da non lasciare quasi intervalli di eloquio normale, per poi andare e venire, in genere, in risposta a situazioni specifiche.
Di solito risulta difficile distinguere la balbuzie in fase iniziale da una normale mancanza di fluenza del discorso che possono presentare alcuni bambini, soprattutto in età prescolare. La differenza tra le due condizioni è data dal fatto che nella balbuzie sono presenti molte più difficoltà nella fluenza del discorso rispetto ad un bambino che non presenta tale disturbo; i bambini con balbuzie, inoltre, sono spesso tesi e a disagio quando parlano, a differenza di quanto accade ai bambini che non hanno ancora maturato un linguaggio fluente, i quali, nonostante le difficoltà, sembrano essere a proprio agio.
La balbuzie è caratterizzata dalla presenza di uno o più dei seguenti sintomi:
- ripetizione di suoni o sillabe;
- prolungamento di suoni;
- esclamazioni;
- interruzione di parole;
- blocchi udibili o non udibili, ossia pause nel discorso colmate oppure non colmate;
- circonlocuzioni, ossia sostituzione di parole per evitare parole problematiche;
- parole emesse con eccessiva tensione fisica;
- ripetizione di intere parole monosillabiche (es. “ho ho ho ho fame”).
I sintomi della balbuzie sono spesso accompagnati da timore e ansia anticipatoria per specifici suoni e parole ritenuteproblematiche. Ne consegue la tendenza del bambino balbuziente ad eliminare queste stesse parole dal suo vocabolario e/o a evitare situazioni in cui sarebbe necessario parlare, al fine evitare l'imbarazzo che ne deriverebbe.
Tra le possibili cause della balbuzie vi sono: situazioni stressanti, anche se non esistono prove del fatto che essa sia realmente causata da ansia, problemi di natura organica e errati processi di apprendimento.
Quando la balbuzie è grave, il bambino può presentare delle difficoltà sociali, soprattutto a causa di possibili provocazioni da parte dei coetanei e della tendenza del soggetto ad evitare di parlare con loro.
Nell'adulto, invece, la balbuzie può comportare delle limitazioni nella scelta del lavoro e nella carriera.
Questo disturbo può generare anche stati di frustrazione, ansia e depressione.
Trattamento
I bambini che presentano un problema di balbuzie di solito necessitano di un trattamento logopedico che comprende l'uso di tecniche di respirazione e di rilassamento; attraverso alcuni esercizi il bambino impara, ad esempio, a rallentare la velocità dell'eloquio e a modulare il volume della voce.
La psicoterapia cognitivo comportamentale è una delle forme d'intevento che possono essere utilizzate per la cura di questo disturbo. I programmi di psicoterapia cognitivo comportamentale sono volti a trattare i problemi di natura emotiva e comportamentale, con particolare attenzione al miglioramento dell'immagine che il bambino ha di sé finalizzato all'incremento dell'autostima, al trattamento degli stati di ansia e di depressione associati alla balbuzie, al potenziamento delle abilità sociali e alla gestione dell'isolamento sociale.
L'approccio più strettamente comportamentale, inoltre, considera la balbuzie come un comportamento che si può modificare agendo sui vissuti disfunzionali che sono associati a questo tipo di disturbo e sui comportamenti poco utili che il soggetto tende a mettere in atto quando il balbettio si presenta.
L'approccio cognitivo comportamentale prevede, se necessario un intervento di parent training: colloqui di sostegno per i genitori finalizzati alla comprensione del funzionamento del disturbo e alla riduzione delle tensioni familiari, in modo da evitare che ne venga colpevolizzato il bambino, e all'apprendimento di strategie relazionali utili al processo di cura.